23 Feb Vulvodinia e neuropatia del pudendo: parliamone insieme
La vulvodinia è una sindrome cronica, dolorosa fino a risultare invalidante, che include una pluralità di condizioni cliniche e che comporta l’infiammazione delle terminazioni nervose dell’area vulvo-vaginale e pelvica.
La natura di questa area corporea, dove sono presenti muscoli, fasce, vasi sanguigni e nervi, fa sì che l’infiammazione cronica vada ad influenzare la regolazione del sistema dolorifico locale, alimentando il dolore percepito, e aumentando il numero di fibre nervose coinvolte.
Il sintomo principale della malattia è il dolore persistente, ma comprende anche fastidio perenne, bruciore, prurito, formicolio, sensazioni di scosse o fitte, peso vescicale, dolore ai rapporti. Uno studio americano ha rilevato come il 16-18% delle donne sperimenti sintomi riconducibili a quelli della vulvodinia nell’arco della propria vita, anche se secondo gli esperti questo dato sarebbe sottostimato.
La neuropatia del pudendo, invece, è una sindrome caratterizzata da dolore cronico localizzato al perineo, nelle zone del corpo innervate dal nervo pudendo, un nervo appartente al sistema nervoso periferico, che innerva i genitali esterni, il perineo e la regione anale. Questa sindrome riguarda il 4% dei pazienti che soffrono di dolore pelvico, con un’incidenza doppia nelle donne rispetto agli uomini (7 donne ogni 3 uomini).
Le cause sarebbero multifattoriali, si riconoscono infatti diversi fattori patogenetici che concorrono alla vulvodinia o alla neuropatia del pudendo, come le infezioni genitali ricorrenti, le disfunzioni del pavimento pelvico, traumi che hanno lesionato direttamente i nervi, o l’endometriosi. Le donne affette da vulvodinia presentano frequentemente comorbidità con altre patologie infiammatorie croniche come l’endometriosi, la fibromialgia, la sindrome del colon irritabile e la cistite interstiziale.
La diagnosi va dai 4 agli 8 anni di media, in cui le pazienti riferiscono di essere state curate per altri disturbi come cistiti o candidosi, o di non essersi sentite prese in cura se non addirittura prese sul serio. Si stima inoltre che le donne consultino almeno 3 specialisti prima di arrivare ad una diagnosi: le cause sono da far risalire alla scarsa conoscenza del personale sanitario, rispetto alla malattia, ma anche alla normalizzazione del dolore femminile che, come succede per altre malattie di genere come l’endometriosi, aumenta e favorisce il ritardo diagnostico.
Per queste malattie non esiste ad oggi una cura definitiva, la presa in carico della paziente è multidisciplinare e da concordare con uno specialista. Tra le terapie utili anche la riabilitazione del pavimento pelvico che punta all’attenuazione della sindrome dolorosa.
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