08 Nov TRIGGER POINT: QUEL DOLORE FASTIDIOSO
La dicitura trigger point risale agli studi della dottoressa Travell, nel 1952, ma il concetto di base era già conosciuto da almeno un secolo.
Un muscolo normale risulta morbido, sciolto, elastico alla palpazione, e soprattutto non dovrebbe essere dolente.
La vita di tutti i giorni ci sottopone a continui stress, posture non idonee, a sforzi improvvisi, così il nostro corpo assume pose col fine di difendersi e proteggersi.
Il corpo infatti reagisce agli stimoli stressanti con una contrazione involontaria di porzioni di muscoli o irrigidendo fasci interi, talvolta cronicizzando nel tempo la tensione limitando le funzioni.
Alla palpazione, un muscolo in questa situazione, risulta meno elastico, più dolente e soggetto a forti contratture localizzate, cioè i trigger point.
Possiamo definirli, perciò, come porzioni circoscritte di muscolo indurite e fastidiose.
In molti casi, il dolore, oltre a comparire localmente alla palpazione, si manifesta su tratti del corpo ad una certa distanza dal trigger point.
Ne esistono due tipologie, in entrambi c’è rigidità, debolezza e dolore al tocco:
- latenti: sono i più comuni e possono far parte dell’insieme delle contratture derivanti tendenzialmente dalla postura della persona. Possono trasformarsi in attivi tramite azioni successive, frequenti o traumatiche, oppure quando il muscolo è lasciato in stato di accorciamento per periodi prolungati;
- attivi: provocano dolore continuo e non solo alla palpazione, limitano molto i movimenti.
Un massaggio specifico con tecniche appropriate ottiene la guarigione del trigger point.
C’è da dire che non si tratta di un trattamento totalmente indolore? Si prova infatti una duplice sensazione, allo stesso tempo di dolore e liberazione.
Ma una strana percezione di sofferenza e benessere insieme, tutto sommato, si sopporta volentieri. Spesso ad un trattamento del trigger point le persone hanno esclamazioni di entusiasmo miste a dolore, ma la sensazione di liberazione è incredibile.
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